Lettera alla Gabanelli per i 1000 bacini artificiali ipotizzati da Coldiretti

In data 30 aprile 2021 le Associazioni Free Rivers Italia, Italia Nostra sez. di Belluno,WWF Terre del Piave, Mountain Wilderness Italia, Ecoistituto del Veneto “Alex langer”, Gruppo Promotore Parco del Cadore, Comitato Peraltrestrade Dolomiti, hanno mandato una lettera aperta a Milena Gabanelli  in risposta ai contenuti del  suo dataroom del 13 aprile per esprimere le loro perplessità per il modo acritico con cui è stato presentato al pubblico il progetto della Coldiretti relativo a 1000 nuovi invasi artificiali, esaltandone le ricadute positive senza dar spazio alle evidenti criticità.

La risposta della Gabanelli è arrivata prontamente:  “A seguito dei vostri rilievi intendiamo approfondire, e anche capire se la proposta Coldiretti andrà in porto e in quale modo.  Un cordiale saluto  Milena Gabanelli”

 

 

 

 

 

 

Lettera aperta del 30 aprile 2021

Gentile Milena Gabanelli,

con tutta la simpatia e tutta la fiducia che da sempre riponiamo in lei, ci sono alcune cose che desideriamo farle presente e alcune domande che vorremmo porle a proposito del dataroom del 13 aprile 2021 che sembra sposare il folle progetto di Coldiretti, sostenuto da Enel e Terna, di costruire un migliaio di nuovi invasi artificiali.

RISORSA IDRICA IN ITALIA GIÀ SFRUTTATA AL 95%
Prima di tutto vorremmo sapere come lei si immagina i mille invasi e se ha potuto prendere visione dei progetti di massima: che dimensione avrebbero, quanti milioni di metri cubi di acqua dovrebbero contenere, dove verrebbero ubicati?
E verrebbero riempiti come, questi invasi, forse con l’acqua piovana, come le antiche cisterne? Oppure l’acqua verrebbe prelevata dai fiumi e dai torrenti montani ormai spremuti come limoni, in una situazione in cui la risorsa idrica è già sfruttata al 95% (dato della Commissione Europea che conferma che in Italia non c’è più posto per ulteriore sfruttamento).

1000 NUOVI INVASI CEMENTO-FREE?
È d’obbligo chiedersi come questi nuovi invasi potrebbero produrre energia idroelettrica senza le opere di cemento necessarie: parlare di mille invasi senza cemento è con tutta evidenza uno spot per creduloni, essendo la cosa materialmente impossibile. Anzi, al contrario, la loro realizzazione comporterebbero una cementificazione importante, ulteriore consumo di territorio e la distruzione di vaste aree boscate. Con buona pace del Bel Paese.

UTILIZZO MULTIPLO?
Ogni esperienza insegna che i diversi usi che si pretende fare dei 1000 nuovi invasi (agricoltura, produzione idroelettrica, prevenzione rischio alluvioni) non sono tra loro compatibili.
Gli invasi, infatti, non possono essere allo stesso tempo pieni per venire usati al bisogno per l’irrigazione, vuoti per laminare le sempre più frequenti bombe d’acqua e allo stesso tempo in grado di alimentare con la necessaria regolarità le turbine per produrre energia idroelettrica. Oppure si sta pensando a impianti di pompaggio in successione? Anche questi senza impiego di cemento?

MINI-IDROELETTRICO: UNA GRANDISSIMA SPECULAZIONE SENZA SENSO ENERGETICO
Negli ultimi dieci anni sono stati finanziati, con circa 1 miliardo di soldi pubblici all’anno, più di 2000 impianti idroelettrici di potenza fino a 1 MW per coprire appena l’1 per mille dei nostri consumi totali di energia. Una grandissima speculazione senza senso energetico. Vogliamo continuare a spingere in questa direzione in nome della transizione energetica?
È noto che il grosso della produzione la fanno i grandi impianti, ma anche che non c’è più posto per farne di nuovi: le risposte alla fame di energia vanno cercate altrove.

PREVENZIONE RISCHIO ALLUVIONI
Gli invasi, a meno che non siano enormi e vengano lasciati vuoti, hanno ben poca efficacia nella prevenzione del rischio alluvioni, in quanto la loro capacità di trattenuta è infinitesimale rispetto ai volumi che transitano negli eventi alluvionali, che ormai non si limitano alla sola stagione autunnale.

PAESAGGIO E VOLANO PER IL TURISMO
Per costituire un’attrattiva paesaggistica, tutta da dimostrare, gli invasi artificiali dovrebbero stare sempre pieni e non vuotarsi e riempirsi per esigenze agricole e/o di pretesa protezione contro le alluvioni. I grandi invasi idroelettrici storici hanno spesso proprio il problema di non poter fare da volano per lo sviluppo turistico delle valli perché vengono svuotati per esigenze produttive nel bel mezzo della stagione estiva, presentandosi in modo veramente desolante.

CONSUMO AGRICOLO
Aumentare la disponibilità d’acqua accumulandola in 1000 nuovi invasi è una falsa soluzione: il problema reale della nostra agricoltura è che consuma troppa acqua a causa dell’utilizzo di sistemi di irrigazione obsoleti e per il tipo di colture idroesigenti che esercita. Invece di affrontare il problema alla radice per adattarsi ai cambiamenti climatici in corso, si propone di metterci sopra una toppa massacrando in questo modo il territorio e continuando a consumare, tra grande e mini idroelettrico, uso potabile, concessioni, pompaggio da falda, più acqua di quella che è disponibile.

Oltre a questo l’attuale gestione agricola dei suoli non tiene conto della fertilità e del contenuto di sostanza organica che è essenziale per la trattenuta idrica del terreno a favore delle piante. La sostanza organica è in grado di trattenere mediamente 24 millimetri di pioggia disponibile per la vegetazione e le coltivazioni riducendo le irrigazioni ai soli momenti di grave siccità.
Arature continue, anche profonde, favoriscono la mineralizzazione del carbonio e la perdita di fertilità per cui i terreni così degradati necessitano di continui apporti di fertilizzanti (N P K) ed acqua. Il mais ceroso coltivato ai fini alimentari per il bestiame da latte, se è un alimento che favorisce la produzione di latte, non è particolarmente indicato per i ruminanti, che per difficoltà digestive emettono grandi quantità di metano. Sono necessarie coltivazioni meno esigenti di acqua, quali i cereali autunno-vernini, e va effettuata la rotazione colturale.

FIUMI SISTEMI VIVENTI SERBATOI DI BIODIVERSITÀ
Un’ultima domanda: per quale motivo lei si presta ad avallare l’idea che l’acqua che scorre nel fiume sia acqua “inutilizzata”? Il fiume è un sistema vivente e un serbatoio di biodiversità importantissimo e minacciato, tanto che la strategia Europea per la biodiversità prevede il ripristino della continuità di 25 000 km di fiumi.

RISPARMIO ENERGETICO
Vogliamo concludere con un concetto che sappiamo tutti dovrebbe stare alla base di ogni piano e di ogni progetto, ma che si sentono raramente pronunciare: RISPARMIO ENERGETICO E DI RISORSE NATURALI – consumare meno, consumare meglio.

 

Le Associazioni:
Coordinamento Nazionale Tutela Fiumi – Free Rivers Italia
Italia Nostra sez. di Belluno
WWF Terre del Piave
Mountain Wilderness Italia
Ecoistituto del Veneto “Alex langer”
Gruppo Promotore Parco del Cadore
Comitato Peraltrestrade Dolomiti