LAGO DI CADORE: morìa di pesci (2012)
Aggiornato 7 febbraio 2021
Accadeinzona 27-12-2017
“Strage di pesci nel Bellunese per lo scarico di fanghi e detriti, intervenire prima che succedano altri episodi”.
Moria di pesci da Valle di Cadore a Trichiana, i lavori effettuati da Enel per la manutenzione straordinaria della centrale idroelettrica nel torrente Boite ha di fatto messo ko l’ecosistema del Piave. Il lago di Valle è secco, Piave e Boite sono invasi dal fango. A soffrirne sono i pesci che non sono riusciti a superare una situazione di estremo disagio, creando una moria lungo tutto il corso e per i bacini di pesca è l’ennesima mazzata alle casse.
“Nel Boite e nel Piave c’è stata una vera e propria strage di pesci a causa dello sversamento di fanghi e detriti, in seguito ai lavori di manutenzione straordinaria della centrale idroelettrica nel torrente Boite effettuati da Enel. Non è la prima volta che accade, quindi chiedo alla Regione cosa intende fare per prevenire il ripetersi di questi episodi e per riparare ai danni dell’ecosistema danneggiato”. Sono due delle domande contenute in un’Interrogazione presentata dal Consigliere regionale del Partito Democratico Andrea Zanoni.
“Servono indubbiamente maggiori controlli: i danni ambientali, ecologici ed economici sono pesanti. Già a luglio il presidente del Bacino di pesca numero 8 ‘Piave’ aveva segnalato come il problema dei fanghi si verificasse periodicamente. Arpav già svolse un’attività di monitoraggio sulle acque oggetto di sversamento di limi e fanghi; vorrei sapere se è nuovamente intervenuta e quali sono gli ultimi dati analitici aggiornati. Anche perché – aggiunge il Vicepresidente della commissione Ambiente – la situazione si è decisamente aggravata, con la morìa di pesci dovuta essenzialmente ad asfissia come dimostrano alcune foto inviatemi da alcuni presidenti di bacini di pesca e con l’intasamento degli interstizi della ghiaia del fiume habitat necessario per il deposito delle uova dei pesci. Sono molti i cittadini rimasti impressionati dalle immagini trasmesse anche dal Tg3 Veneto, con il Piave che sembra asfaltato dal fango”.
“La Regione, oltre a effettuare maggiori controlli, dovrebbe farsi parte attiva, con gli assessorati all’Ambiente e alla Pesca, affinché alle Conferenze dei servizi possano partecipare anche i responsabili dei Bacini di pesca, in quanto conoscono in maniera molto approfondita le dinamiche dei corsi d’acqua e la situazione dei pesci che lì vivono e si riproducono. Inoltre – continua Zanoni illustrando l’interrogazione sottoscritta anche dal collega Pietro Dalla Libera di Veneto Civico – sarebbe utile il coinvolgimento tutti gli attori interessati al problema, come le associazioni ambientaliste, in particolare quelle che da sempre si battono per la tutela dei nostri corsi d’acqua. Tutto ciò sarebbe fondamentale in modo da programmare ogni intervento con la massima trasparenza e usare anziché lo sversamento dei fanghi, alternative non impattanti e non dannose, già in essere in altri fiumi, con l’obiettivo di prevenire qualsiasi danno a ittiofauna, ecosistema e ambiente”. Enrico Pigato
Corriere Alpi 01-04-2012
E’ giallo sul lago del Centro Cadore in secco, ma la siccità non c’entra.
Le carte parlano chiaro: tutto nasce dalla richiesta (accolta) dell’Enel di forare la diga per costruire una centralina. Intanto il lago è a secco e i pesci muoiono.
Perché il lago del Centro Cadore quest’anno è per larghi tratti a secco? Secondo l’Enel per via dell’eccezionale siccità. Spiegazione che non convince però i pescasportivi; e, in effetti, almeno stando alle carte, sembrano avere ragione. E la storia parte da lontano.
Il 18 dicembre 1952 Luigi Einaudi sottoscrisse il DPR di concessione per la derivazione delle acque del Piave, del Boite, del Gallina e del Vajont al fine di realizzare quattro serbatoi della capacità di 64,3 milioni di m3 a Pieve di Cadore, di 58,2 milioni di m3 sul Vajont, di 5,9 milioni di m3 in val Gallina, di 4,26 milioni di m3 a Valle di Cadore. Quei 132 milioni di m3 d’acqua, condotti alla centrale di Soverzene, servivano a produrre una potenza media di 97,287 KW.
Quella concessione di 60 anni è scaduta il 9 dicembre 2007. La SADE, titolare della concessione, si assumeva l’obbligo di pagare i canoni annui fissati in 656 lire sulla potenza totale di 99 mila KW, ovvero 65 milioni di lire dell’epoca.
Nei disciplinari che regolavano la concessione, furono definiti, oltre al canone, anche una riserva d’energia e i sovra canoni dovuti ai Comuni rivieraschi e alla Provincia di Belluno. Furono definiti anche i volumi d’acqua prelevabili dai quattro laghi artificiali. La concessione ricordata è ancora operativa, anche se la titolarità è ora dell’Enel. Le obbligazioni definite allora sono vigenti, sia pure adeguate e modificate più volte. In questo quadro s’inserisce la vicenda dalla quale deriva lo svuotamento del lago di Pieve di Cadore, balzato agli onori della cronaca in questi giorni. Esso è stato più volte associato alla calamitosa siccità che ha colpito la montagna bellunese negli ultimi quattro mesi. La siccità, che ha reso più grave la situazione, non c’entra però nulla.
Come al solito, nelle calamità prodotte dall’acqua (o dalla sua assenza) c’è lo zampino dell’uomo e della sua avidità. Ecco i fatti (e si faccia bene attenzione alle varie date).
Il 25 gennaio 2011 è convocata una conferenza di Servizi, al Genio Civile di Belluno, per discutere della richiesta presentata dall’Enel, nell’aprile 2008, di forare la diga del lago di Pieve di Cadore al fine di costruire una centralina per usare la portata del minimo deflusso vitale per produrre energia.
Il 2 marzo 2009 il ministero delle Infrastrutture rilasciò all’Enel l’autorizzazione, ma chiese di chiarire le quote d’invaso precauzionali (il livello del lago) per eseguire il foro e la tecnica usata per tappare la corona del foro (largo 1,4 metri) visto che s’intendeva inserire un tubo di diametro di 1 metro. Tale guarnizione dovrà reggere una forte pressione quando l’invaso tornerà pieno.
Enel inviò il 24 marzo 2011 (protocollo 00136011) gli elaborati dell’ingegner Osvaldo Francescon, in risposta alle perplessità del ministero, e affrontò il resto delle pratiche necessarie per l’autorizzazione.
Il 22 luglio 2011 arrivò il nulla osta per la costruzione delle linee interrate per la connessione con la rete fino a Soverzene.
Il 5 ottobre 2011 l’ufficio tecnico dighe di Venezia dà il suo nulla osta ai lavori, avendo ottenuto da Enel (protocollo 0038815) la risposta relativa al livello del lago, che si prevedeva di far scendere a 653 metri per l’esecuzione delle opere, ovvero quattro metri sotto l’asse del foro da realizzare.
Enel affermava che il volume disponibile, tra i 653 metri e i 656,30 metri del foro, sarebbe stato di circa 2,1 milioni di m3, più che sufficiente per contenere eventuali piene.
Affermava poi che, nel 2002 e 2003, erano stati raggiunti livelli del lago inferiori (circa 650 metri) a quelli richiesti in quest’occasione. Si ricordava che il livello minimo di regolazione era di 643 metri. Per l’esecuzione di queste opere si prevedeva di ridurre il livello del lago di 32 metri su un totale di 42 teorici di altezza massima. Lo svuotamento è stato di circa 37 milioni di m3 .
Il 6 ottobre 2011, visti gli atti, l’Ufficio dighe di Venezia comunica il proprio nulla osta all’opera.
Il 10 ottobre la giunta regionale del Veneto dà parere favorevole all’opera.
L’11 ottobre 2011 l’Ispettorato territoriale Veneto del ministro delle Infrastrutture comunica il nulla osta del ministro. I tre soggetti citati comunicarono che avrebbero partecipato alla Conferenza di servizi convocata per l’11 ottobre 2011 alla quale furono presenti Enel Produzione spa con cinque ingegneri, il sindaco di Pieve, che espresse il proprio parere sfavorevole e chiese di acquisire un documento che spiegava la propria opposizione, l’Arpav (favorevole), la Provincia di Belluno, (favorevole).
Assenti altri cinque convocati (ministero Beni e Attività culturali; Veneto Agricoltura; Direzione urbanistica; Unità di progetto energia: Unità di progetto foreste e Parchi e reti ecologiche della Regione Veneto).
Il sindaco di Pieve chiese che fosse definita una convenzione nella quale il 30% degli utili realizzati da Enel fosse dato come compensazione al suo Comune.
Il 13 dicembre 2011 c’è la delibera della giunta regionale che autorizza l’opera e le operazioni di svuotamento del lago (DGR 2154 del 13/12/2011, BUR 1 del 3 gennaio 2012).
Da quella data il lago è stato lentamente svuotato. Il motivo per il quale si esegue quest’opera è chiaro: in condizioni di normale esercizio, questa centralina produrrà circa 2,5 milioni di euro di ricavi.
E intanto l’acqua finisce ai consorzi irrigui che ora la chiedono anche quando non devono irrigare i campi poiché hanno costruito turbine idroelettriche lungo tutta la rete di captazione e distribuzione, con le quali producono e vendono energia. Questa però è un’altra storia di agricoltori che diventano produttori d’energia pagando l’acqua sempre allo stesso prezzo irrisorio.
Chi non ha ottenuto nulla sono i quintali di carpe e lucci morti sul fondo del lago, affogati nella melma, e i cittadini dei Comuni rivieraschi ai quali, per questa volta, è andata meglio che ai pesci. Che nessuno dica più che questo lago vuoto è opera della siccità.
Diego Cason
Corriere Alpi 03-03-012
Una misteriosa morìa di pesci nel lago del centro Cadore.
L’allarme dei pescatori sottoscritto dai sindaci: sotto accusa i prelievi dell’Enel e la costruzione della centralina sulla diga.
I pesci del lago del Centro Cadore stanno morendo a quintali a causa dell’abbassamento del livello dell’acqua. Gli animali rimangono imprigionati nelle nuche del fondale, e per loro è la fine. L’allarme lo stanno lanciando i pescatori del bacino di pesca n.4, col vicepresidente Stefano Campi.
«Sono mesi ormai che il lago ha livelli molto bassi», spiega, «cosa che ha messo a secco alcune zone del letto dell’invaso e che, nella zona di Vallesella, crea delle pozze che hanno subito la glaciazione totale, uccidendo i pesci contenuti all’interno di queste buche».
Secondo i pescatori siamo di fronte ad un disastro ambientale unico, oltre che ad un danno per l’attività ittica.
«La quantità di pesce morto è notevole, parliamo di quintali; oltretutto si tratta di lucci e carpe, specie ittiche che negli ultimi tre anni abbiamo immesso nel lago per poterle far progredire e creare così un’attrattiva turistica ulteriore per il mondo della pesca sportiva».
I pescatori sono quindi sul piede di guerra. «Questa volta abbiamo deciso di denunciare direttamente il fatto alla popolazione, sperando in una soluzione immediata. Il livello del lago scende di giorno in giorno», dice Campi, «non c’è tempo da perdere, bisogna assolutamente definire l’entità del danno e soprattutto trovare i colpevoli di quanto accade: non è più possibile che, per dare l’acqua a qualcuno, ci rimetta il nostro territorio. E’ urgente adottare misure cautelative per il futuro, eliminando queste pozze che si vengono a creare scavando un canale di scolo che le ricolleghi al lago; e chiediamo che questo intervento venga fatto ora da Enel».
Al fianco dei pescatori si schiera anche il sindaco di Calalzo, Luca De Carlo.
«Sono preoccupato per la situazione attuale, ma ancora di più per quella che potrebbe verificarsi in estate, quando alla siccità prevedibile si aggiungeranno i consueti e pesanti prelievi dal lago alla pianura».
Non sono solo i danni al turismo ad impensierire De Carlo.
«Tutta la provincia soffre una situazione di siccità, e condivido quanto stanno dichiarando i miei colleghi sindaci in difficoltà per l’approvvigionamento idrico domestico. Se è per questa ragione, ben vengano i prelievi dal nostro lago. La situazione di questi giorni tuttavia è anomala e tipica della stagione stiva, non di quella consueta in questo mese. Per questo vorrei capirne le motivazioni: se sono differenti dalla siccità, vorremmo esserne messi a conoscenza, credo sia nostro diritto sacrosanto».
Secondo i pescatori, infatti, «non è comunque comprensibile un livello così basso. Ci si chiede allora perché Enel continui a sottrarre acqua: forse perché sono iniziati i lavori sulla diga per la costruzione della nuova centralina?». di Alessandro Mauro
In ogni caso la conclusione di Stefano Campi è che «questa situazione va sanata immediatamente, anche perché il pesce morto potrebbe costituire pericolo sanitario per chi si avvicina; anche perchè la stagione di pesca inizia proprio domenica prossima».
Il sindaco Lino Paolo Fedon: «Dispiace quando queste cose accadono, soprattutto perchè viene vanificato il grande lavoro dei pescasportivi. Gli svuotamenti del lago vanno fatti con attenzione e soprattutto in accordo e collaborazione con i pescatori. Quello che è accaduto è increscioso». Oggi sul lago del Centro Cadore sarà effettuato un sopralluogo della polizia provinciale.