LAGO DI CADORE: laminazione, prelievi per irrigazione, protezione piene.
Corr Alpi 19-08-020
Torna la laminazione e il lago del Cadore ricomincia a svuotarsi.
La protesta dei pescatori che si scontrano con la burocrazia: «La legge impone ad Enel di iniziare a Ferragosto»
CALALZO. Ci risiamo. L’effetto della laminazione torna ad affliggere il lago di Centro Cadore scatenando la protesta generale. Ad annunciare qualcosa che tutti sapevano sarebbe accaduto è stato il presidente del Bacino di pesca numero 4, Giuseppe Giacobbi che, foto alla mano, ha denunciato un sensibile abbassamento dei livelli delle acque del lago a partire dal giorno di Ferragosto. Un abbassamento notevole, che si aggira intorno ai quattro metri al punto tale da scoprire in poche ore le sponde del bacino idrico.
«È uno spettacolo vergognoso, pessimo bigliettino da visita per il nostro lago che pur rappresenta un importante volano sotto il profilo turistico», ha sottolineato Giacobbi. Nulla di nuovo. Ogni anno, di questi tempi, puntuale l’effetto della laminazione torna a colpire il lago di Centro Cadore con un lento ma inesorabile abbassamento dei livelli delle acque che prosegue senza sosta fino alla metà di settembre.
«Avviare la laminazione a Ferragosto è uno schiaffo al territorio», prosegue Giacobbi, «quest’anno poi ancor di più, dopo tutto quello che abbiamo vissuto con il Covid 19 e le difficoltà per rimettere in piedi un territorio sotto il profilo turistico. Questo era peraltro un periodo particolarmente florido per quanto riguarda l’attività di pesca. Abbiamo registrato un notevole afflusso di pescatori, italiani soprattutto ma anche qualche straniero. Adesso, con questa sorpresa, le cose cambieranno inevitabilmente e questo rappresenta un enorme dispiacere per tutti noi che tanto teniamo alla vita ed alla attività del nostro lago».
Giacobbi ha contattato di persona l’Enel per chiedere spiegazioni, ricevendo la stessa risposta del passato: «Mi hanno detto che da parte loro sono tenuti a far rispettare la legge e la legge dice che l’effetto della laminazione va avviato alla metà del mese di agosto. Sotto il profilo strettamente burocratico c’è poco da dire, quello su cui si potrebbe discutere è il buonsenso, visto che spostare il tutto di una quindicina di giorni in avanti non credo, a mio avviso, che possa creare problemi. Non sono un ingegnere idraulico, non intendo sostituirmi a figure professionali preparate ma resta il fatto che questa situazione crea un danno enorme al territorio. Qualcosa va fatto, assolutamente».
La laminazione riporta in auge le recenti trattative avviate dalle istituzioni del territorio con Enel e supervisionate dall’Unione montana di Centro Cadore. Trattative evidentemente non andate a buon fine visto il risultato che, ad oggi, rappresenta una sconfitta per tutti. —Gianluca De Rosa
Amico del Popolo 28 ottobre 2018 ‐
I laghi di Santa Croce, Centro Cadore, Mis e Corlo sono pronti ad essere invasati qualora fosse necessario.
L’Unita di crisi istituita dal presidente della Regione, Luca Zaia, presso la Protezione civile regionale del Veneto e coordinata dall’assessore regionale alla Protezione civile, Gianpaolo Bottacin, ha comunicato nel pomeriggio di oggi, domenica 28 ottobre, che i laghi di montagna, utilizzabili per la laminazione delle piene, erano stati già predisposti nelle settimane scorse al livello minimo per fare fronte a possibili eventi meteo estremi. In questo momento, quindi, i laghi di Santa Croce, Centro Cadore, Mis e Corlo sono pronti ad essere invasati qualora fosse necessario fare fonte a piene eccezionali.
(ndr: la tempesta Vaia è stata nei giorni 26-30 ottobre 2018, ma quando è arrivata l’onda di piena ha trovato l’invaso già riempito dalle piogge dei giorni precedenti)
Corriere Alpi 11-02-2017
Sono 6.500 i pescatori della provincia di Belluno. Lanceranno le prime lenze dell’anno la prima domenica di marzo.
Con grande fiducia, perché lungo il Piave sono ritornati pesci che apparentemente erano scomparsi, come i granchi. Ma anche con una grande paura: lo svasamento delle dighe. Ossia lo sfangamento.
«Che cosa succederà al nostro Piave», si chiede Luigi Pizzico, del bacino di pesca numero 8, «se verrà svuotato il lago di Centro Cadore per liberarlo da 150 milioni di metri cubi di fango e detriti? E se questa operazione continuerà per una decina d’anni? Lungo la Piave, fino alla laguna, non potremo più andare a pescare. Ci s’immagini soltanto cosa contengono quei fanghi dei rilasci delle occhialerie, accumulati in decenni di attività».
I 12 bacini di pesca in cui è suddivisa la provincia di Belluno vorrebbero qualche rassicurazione nel merito, e cioè che sono soltanto voci quelle che stanno ascoltando.
«Ci mancherebbe anche questa», sospira Lucia Ruffato, del Wwf Terre del Piave di Belluno e Treviso, «le dighe vanno ripulite, ci mancherebbe altro, soprattutto per motivi di sicurezza», ammette, «ma, in caso di svasamento, dovrebbero essere applicati rigorosi protocolli anti inquinamento. E’ saggio, però, restare all’erta».
Questo è solo l’ultimo allarme per il fiume che attraversa la provincia di Belluno. Più incombente ancora è quello delle derivazioni idroelettriche. A cominciare da Sappada, a pochi chilometri dalla sorgente ai piedi del Peralba.
«A parte i grandi impianti, le centraline preesistenti all’ultima fase di artificializzazione erano 87. Se ne sono aggiunte 138 di nuove e sia i privati e sia i Comuni hanno presentato 150 domande di nuovi impianti», riferisce ancora la Ruffato, che si dice stordita di numeri di una simile portata. Il Piave, dunque, è destinato a scomparire, secondo la sua analisi, come di fatto non esiste più nella parte bassa, quella trevigiana e veneziana.
«E’ rimasto senz’acqua», ha denunciato, dati alla mano, Fausto Pozzobon di Maserada, nell’incontro stampa di Legambiente dei giorni scorsi, a Treviso, dove ha portato la propria testimonianza anche Ruffato.
«Se, come dicono, alcune centraline (ma non tutte, ndr) sono indispensabili», aggiunge ritornando alla realtà di Belluno, «dovrebbero quanto meno mitigarle, ridurre l’impatto ambientale che comportano. Lungo il Piave, ma non solo, ci sono scarpate da rinaturalizzare. E ci sono anche scarichi da depurare».
Ruffato abita in Val Zoldana. Ha un elenco lungo così di misfatti compiuti lungo il Maè, un affluente, dove, peraltro, si vorrebbero piazzare una dozzina di centraline. Pizzico, ieri, nell’ambito del suo bacino ha provveduto insieme ai collaboratori a travasare 800 pesci, tra quelli “seminati” un anno fa, per dare nuove opportunità ai pescatori. Nel bacino 8 sono in 400 ed alcuni di loro arrivano chi da Roma e dal Centro Italia, chi dalla Svizzera, inseguendo soprattutto la trota marmorata.
«Prima dell’industrializzazione, a cominciare dal Cadore, il Piave era un fiume davvero naturale, con ottimo pesce, un luogo dove si veniva con piacere a pescare. Poi», racconta Pizzico, «è subentrata una crisi che ogni anno di più ha allontanato gli appassionati da questo corso d’acqua, nel Bellunese come pure nel Trevigiano. Dobbiamo ammettere che, in tempi più recenti, grazie alla maggiore prevenzione delle industrie e dei Comuni, stiamo monitorando un ritorno… al futuro. Ovvero? Ecco il gradito ritorno dei gamberi, ad esempio. Li hanno trovati perfino lungo il canale Cellina, da Soverzene al lago di Santa Croce. Oppure i temoli. Questi ed altri pesci testimoniano che l’acqua del nostro fiume si è finalmente naturalizzata», sottolinea ancora Pizzico.
Ecco perché il mondo della pesca, non solo bellunese ma anche italiano, teme gli interventi nei grandi bacini, o meglio quelli non puntualmente regolamentati. Francesco Dal Mas
“Non solo la naturalità delle acque, ma anche l’artificializzazione del Piave rappresenta per noi un gravissimo problema. Le continue derivazioni idroelettriche costituiscono un comprensibile impedimento ai pesci lungo chilometri di tratti di fiume che un tempo erano pescosissimi».
In effetti, per fare un esempio, le trote in Comelico, lungo il Piave, non rappresentano più una risorsa, ma una rarità.
Belluno Notizie 10-09-2015
Laminazione e irrigazione: quello che il Lago di Centro Cadore non deve e non può fare.
“I laghi del bellunese soffrono per la laminazione e per lo sfruttamento irriguo, ma si tratta di due problemi ben distinti ed è necessario intervenire su tavoli diversi” spiega il deputato Federico D’Incà del MoVimento 5 Stelle all’indomani della lettera inviata dall’assessore regionale Gianpaolo Bottacin con l’invito ad intervenire per modificare il D.lgs 152/2006.
L’effetto di laminazione delle portate di piena consiste nel progressivo abbassamento del colmo di piena, per un alveo fluviale, via via che il fenomeno prosegue da monte verso valle. Per questa problematica occorre intervenire sul piano politico regionale rivedendo i parametri, come prevedeva il protocollo che da la possibilità alla Regione di cambiare le misure dopo tre anni dalla prima applicazione. “Sono passati 15 e negli ultimi molte relazioni tecniche ma nessuno in Regione prende in esame l’adeguamento di questa legge, perché?” chiede D’Incà.
La laminazione obbligatoria per prevenire le piene, in contrasto con la Legge Barberi, riguarda la Protezione Civile. Mentre per la laminazione si usano gli scarichi di fondo lago, per la Barberi devono essere mantenuti i livelli a monte sotto le paratoie per trattenere l’acqua. La Legge Regionale prevede la revisione del piano stralcio per la sicurezza idraulica del fiume Piave, approvato nel 2009, dopo tre anni, mentre i parametri usati sono vecchi di 15! “L’abbassamento del lago di 16 metri sta provocando l’interrimento in quanto il Piave entra a metà lago, quando è abbassato, portando detriti che hanno alzato il fondo e diminuito la sua capacità che è passata da 64 milioni mc a 45 milioni attuali” specifica D’incà.
Dal 2010 la regione non fornisce risposte sulla laminazione del lago centro Cadore. Nel luglio 2014 è arrivato un parere tecnico negativo della università di Padova (ing. D’Alpaos) incaricata dalla Regione di valutare la validità della laminazione in base alle caratteristiche del lago. Il lago non è adatto alla laminazione perché lo scarico arriva fino a 150mc/sec, con benefici unicamente per Perarolo e Longarone ma non per il medio Piave. D’Alpaos dice: “Del tutto irrilevante la moderazione del colmo ottenibile operando con un invaso di 150 mc/sec.” E “ il serbatoio di Pieve di Cadore è troppo lontano dalle zone che necessitano di essere difese”. La laminazione è calcolata sul medio/basso Piave e il lago Cadore con bacino abbassato di 16 metri, arriva al massimo a trattenere 600 mc e poi si riempie, quindi risulta essere perfettamente inutile per le grosse piene inoltre essendo collegato a Valtellina che serve la diga di Soverzene: abbassando il primo, si danneggia anche il secondo. Il registro italiano delle dighe su laghi tecnici (artificiali) impone che tutte le prese funzionino, gli scarichi a valle devono essere sempre attivi altrimenti deve essere ripristinata la naturalità dei luoghi.
“È fondamentale che già da oggi si pensi ad una nuova gestione dei contratti che saranno in scadenza con Enel nel 2029 sullo sfruttamento dei nostri bacini sul modello del Trentino Alto Adige. La Regione Veneto deve essere parte attiva con tutte le forze politiche unite da un unico progetto condiviso, senza cedere alle pressione delle lobby che hanno sempre minato l’indipendenza energetica del Veneto e sopratutto del Bellunese” ribadisce il deputato bellunese.
Un secondo tavolo è la rivisitazione delle quote acqua che vengono concesse ai consorzi irrigui (D.lgs 152/2006 art. 144 Tutela e uso delle risorse idriche – comma 2) i quali dovrebbero derivare solo l’acqua disponibile dai fiumi in entrata ai laghi e non utilizzare i laghi come serbatoi senza adeguare i loro sistemi di irrigazione per renderli più efficienti. “Il lago di Pieve non ha doveri ad uso irriguo, cosa che invece gli altri laghi del bellunese hanno” sottolinea D’Incà. Il che è presto spiegato a livello storico. Nel 1952 viene data la concessione per lo sfruttamento idroelettrico del lago a SAVE (ora Enel), in cui veniva imposto che il bacino lacustre avesse solo l’obbligo di produrre energia elettrica e che dal 15 giugno al 30 settembre di ogni anno venisse fatto obbligo al concessionario (a quel tempo SADE), di “(…) non effettuare svasi troppo rilevanti, se non richiesti da inderogabili necessità industriali (…)” (cfr. p. 15 Disciplinare cit.) proprio in virtù della (già allora) riconosciuta maggiore importanza “(…) turistica e panoramica (…)” del bacino di Pieve. Quindi non è previsto l’uso irriguo delle acque del lago.
Nel 1957 sono stati modificati tutti i disciplinari introducendo la quota di derivazione a scopi irrigui per tutte le concessioni assegnate nel 1952, indistintamente, comprendendo anche lago del Cadore che invece aveva clausola di salvaguardia ambientale.
Nel 2007 scade concessione e nel 2009, invece di passare la competenza alla Provincia come previsto, con la Legge Bersani sono state prorogate a Enel le grandi derivazioni e le concessioni scadranno quindi nel 2029.
“Il nostro ruolo di amministratori e rappresentanti politici ci pone l’obbligo di essere i promotori di un tavolo di programmazione tra amministrazioni locali e società civile” dichiara D’Incà che riassume le proposte del Movimento 5 Stelle per questa situazione in quattro chiari punti
– A livello nazionale: revisione legge Bersani e ripristino clausola salvaguardia per il Lago Cadore, stralciando l’uso irriguo.
– A livello regionale aggiornamento dei dati di laminazione e parametri relativi, con ricalcolo derivazioni ad uso irriguo senza diga Vajont.
– Recepimento parere tecnico su laminazione.
– Risolvere il contrasto tra norme di protezione civile e legge regionale sulla laminazione.
– Ridefinire modalità di prelievo e di consegna delle acque irrigue da parte dei consorzi di bonifica, studiando sistemi più efficaci di distribuzione delle acque che evitino gli sprechi.
Corriere Alpi 13-08-2015
Lago di Centro Cadore con sempre meno acqua
Il livello si è abbassato di circa sei metri proprio nel pieno della stagione turistica. Protestano gli operatori: «Pedalò rimasti in secca, proprio quest’anno che c’è gente»
«Smettiamola di perder tempo, cari amministratori. È evidente che non è più compatibile con le esigenze attuali un sistema idrico basato sui laghi bellunesi. Mettetevi ad un tavolo serio e programmate il futuro, fate politica: quindi basta chiacchiere».
È molto arrabbiato Stefano Campi, presidente del Club nautico Centro Cadore, che osserva andare in crisi buona parte del lavoro fatto in questi mesi a causa della diminuzione del livello del lago Centro Cadore proprio nel mese di agosto, quando il movimento turistico indotto dal lago è al massimo livello.
Il livello dell’acqua, che ieri mattina era diminuito di circa 6 metri, cala mediamente di 30 centimetri al giorno. «Secondo le notizie fornite dall’assessore Gianpaolo Botaccin», spiega il sindaco di Pieve, Maria Antonia Ciotti, «il suo livello dovrebbe diminuire al massimo 8 metri entro la fine della settimana e nei giorni di Ferragosto».
«Osservo il lago ogni giorno», afferma Valentino Tabacchi, che sorveglia lo stand del Club nautico Miralago, «e vedo il livello calare ogni giorno. È un peccato perché specialmente in questi giorni c’è del movimento; non vorrei che la spiaggia diventi fangosa e quindi inutilizzabile. In questi giorni è stato necessario anche spostare la darsena per le barche, dove l’acqua è più alta».
«La stessa operazione è stata fatta anche a Lagole», spiega Cesare Passuello, gestore del servizio barche e pedalò a Lagole, collegato con lo chalet. «Giovedì mattina», aggiunge, «ho trovato pedalò, canoe e barche in secca. Come succede in questi casi, ho dovuto spostare la darsena una decina di metri più avanti, fino a trovare un livello di acqua accettabile. Purtroppo da quanto si sente in giro dovrò fare la stessa operazione anche nei prossimi giorni. È un peccato, perché proprio quest’anno che c’è un po’ di gente speravo di dare una immagine di Lagole con gente felice e senza problemi. Invece l’abbassamento del livello dell’acqua, anche se per il momento non provocherà una perdita economica, farà perdere al Cadore la bella immagine che si era data. I danni li troveremo quando si tratterà di scegliere nuovamente Calalzo e il Cadore per le vacanze».
«Che ogni tanto ci sia una crisi idrica dovuta alla siccità», riprende Stefano Campi, «lo sappiamo da molti anni, tanto che in regione ci sono progetti che si chiamano piano cave e diga di Falzè. Gli amministratori, anche quelli bellunesi, abbiano il coraggio di discuterne e trovare soluzioni, spingendo anche i consorzi irrigui a modernizzare i sistemi di irrigazione, in modo da utilizzare al meglio l’acqua. Sinceramente questo “non fare” per il quieto vivere della pianura ha stufato, basta favoritismi nei loro confronti». Vittore Doro
Corriere Alpi 15-03-2015
Acque più basse solo a fine estate»
Lago Centro Cadore. Matteo Toscani lavora a un progetto «che darà una mano al turismo e che può partire da subito».
Posticipare l’abbassamento del livello del lago del Centro Cadore al termine della stagione estiva. E’ questo il risultato che sta perseguendo Matteo Toscani, vice presidente del consiglio regionale. «Attendiamo il provvedimento definitivo, ma sarà possibile già da quest’anno», annuncia Toscani. Il tema della laminazione del lago è molto sentito.
Da anni cittadini e sindaci combattono affinché l’acqua del lago resti nel suo invaso, per garantire un’immagine tipicamente dolomitica dell’area che, soprattutto in estate, diventa meta turistica per residenti e vacanzieri. Realizzati nei primi decenni del secolo scorso per finalità di produzione di energia elettrica e in parte per irrigazione, gli invasi artificiali bellunesi hanno assunto degli ultimi anni una indiscutibile valenza paesaggistica ed ambientale. Per questo le comunità locali che guardano al lago di Pieve da tempo invocano, affidandosi anche a legali, per il proprio bacino il mantenimento nel periodo estivo di quote non inferiori a 679,5 metri sul livello del mare. «Non so immaginare», ammette il consigliere regionale, «se le vie legali porteranno a qualche risultato. Io sto invece lavorando per posticipare l’abbassamento del livello del lago al termine della stagione estiva.
In questa fase delicata, non vorrei che il proseguire per vie legali al fine di risolvere la questione della laminazione dei laghi diventasse, in realtà, un ostacolo a un primo risultato a cui sto arrivando, cioè il mantenimento del massimo livello del lago oltre il termine della stagione turistica estiva. Dal canto suo, il provvedimento che sarà definitivo, e che permetterà di avere sempre il livello massimo del lago, necessita di un parere dei tecnici che, in questo momento, è in subordinazione all’esecuzione di alcune costose (circa venti milioni, ndr) opere di rinforzo delle sponde del Piave alla confluenza del Maè e dell’Ardo». Insieme all’assessore regionale di comparto, Maurizio Conte, e al suo dirigente incaricato, si sta quindi intanto ragionando sull’ipotesi di posticipo dell’abbassamento del livello dell’acqua del lago, già dall’imminente stagione estiva. In questo modo il lago avrebbe la sua acqua e rimarrebbe un’attrazione turistica durante il periodo della stagione estiva.
«Il provvedimento», conclude Toscani, «risolverebbe radicalmente la situazione, tutelando il paesaggio, a tutto favore del turismo, e garantendo al contempo l’incolumità delle comunità del luogo. Già il posticipo, però, costituirebbe un bel passo avanti nella direzione auspicata dai cittadini». Alessandra Segafreddo
Corriere Alpi 06-03-2015
Lago Centro Cadore: l’Um mette su carta le sue perplessità
Il presidente De Carlo scrive ad autorità di bacino e Genio «La funzione attribuita di invaso.
Il provvedimento che affida al lago di Pieve la funzione di invaso di piena non è funzionale, sia per la non economicità del progetto e sia per la non idoneità della laminazione.
Ma non solo. Le motivazioni sono spiegate nella lettera inviata mercoledì dall’Um Centro Cadore ad autorità di bacino regionali, direzione Difesa del suolo, Genio civile di Belluno e Università di Padova. Oltre che, per conoscenza, a Enel, Palazzo Piloni e Fondazione Dolomiti Unesco. Già nei giorni scorsi Maria Antonia Ciotti, primo cittadino di Pieve e assessore dell’Unione con delega al lago, aveva annunciato battaglia, assicurando l’unità tra tutti i Comuni dell’Um contro lo svuotamento del lago del Centro Cadore e spiegando che i sindaci hanno già versato una quota per pagare un avvocato (Rocco Bianco, che ha lo studio a Pieve di Cadore ed è patrocinante in Cassazione), insieme alla stessa Unione, che ha contribuito in modo più consistente. Non esclusa la richiesta di risarcimento danni, che sono ambientali e derivano dai mancati introiti turistici. Ora, la missiva inviata dall’Unione chiede all’autorità di bacino spiegazioni su alcuni aspetti: “abnorme rapporto costi benefici del progetto”, si legge nella lettera, “mancata valutazione delle conseguenze dello svaso lento imposto all’esercizio idroelettrico, non impiego degli scarichi della diga alla loro massima capacità, assenza di una valutazione degli effetti collaterali”. Richieste pressanti sono poste anche alla direzione Difesa del suolo, nello specifico sulla mancata verifica dell’anomalo andamento dei livelli nel periodo dedicato alla laminazione e della perdita dell’invaso a essa destinato, così come sugli errati elementi assunti a dimostrazione della funzionalità della laminazione.stessa. «Chiediamo inoltre che ci vengano trasmessi due documenti», sottolinea Luca De Carlo, presidente UM, «ossia la seconda relazione che l’Università di Padova ha predisposto, dopo quella di luglio 2014, su incarico della Regione. E la risposta del Genio civile sui chiarimenti chiesti dalla Regione sullo stato dei lavori tra la diga e Belluno». Alla lettera dell’Unione è anche allegata la relazione tecnica dell’ingegnere Giovanni Maria Susin, che sta mettendo a disposizione dei sindaci le sue conoscenze in modo gratuito. Uno studio che dimostra gli effetti negativi che lo svuotamento ha sul lago del Centro Cadore e pure sul Piave. La relazione tecnica ricorda inoltre che già nel 2010 il Comune di Pieve aveva avviato la richiesta di revoca delle operazioni e che solo nel maggio 2014 la Regione aveva dato incarico all’Università di Padova, sua consulente, di giudicare la questione.
«Ribadiamo l’inadeguatezza dell’abbassamento del livello del lago il 30 agosto», prosegue De Carlo, «attendiamo risposte; e l’altra questione è quella del risarcimento danni. Martedì incontreremo l’avvocato Bianco, che esporrà a noi sindaci il grosso lavoro che ha fatto. Un grande plauso va anche all’impegno della Ciotti. Le questioni sono tre», chiosa De Carlo, «la prima tecnica, la seconda politica e la terza riguarda l’informazione: andremo a mettere on line tutte le operazioni che intraprenderemo sul tema lago, rendendo consci i cittadini dell’importanza della tematica e facendo diventare quest’ultima di dominio pubblico». Martina Reolon
Nuovo Cadore 16-10-2014
Lago di Pieve di Cadore: sopralluogo dell’assessore regionale all’ambiente
Venerdì 17 ottobre l’assessore regionale all’ambiente Maurizio Conte sarà in Cadore per un sopralluogo sulle condizioni del lago di Pieve. Ne dà notizia il vicepresidente del Consiglio regionale Matteo Toscani (Lega), che si è adoperato per sensibilizzare la Regione sul livello dello specchio d’acqua, che ad ogni autunno si abbassa di circa venti metri creando problemi all’ambiente e al turismo.
“L’azione dei Sindaci relativa alla laminazione del lago di Pieve di Cadore sta dando i suoi frutti – dichiara Toscani – Dopo l’incontro organizzato in Regione, l’assessore Conte sarà in Cadore venerdì 17 per affrontare un problema più che decennale”. L’Università di Padova – fa sapere Toscani – ha depositato la relazione “ampiamente favorevole alla modifica dell’ordinanza dell’Autorità di bacino”. “La direzione regionale – prosegue Toscani – è in attesa di una relazione tecnica da parte di ENEL dopodiché potrà portare in Commissione Tecnica Ambiente la pratica per il parere di competenza. Importante il ruolo del sindaco di Pieve di Cadore che con i colleghi ha dato l’avvio a questo complesso iter che porterà un significativo miglioramento ambientale e riqualificherà l’offerta turistica. Il tecnico incaricato dal Comune di Pieve di Cadore, ing. Giovanni Maria Susin, con grande determinazione e a titolo gratuito ha approfondito e seguito l’iter tecnico”.
“Il metodo della collaborazione leale tra enti – conclude Toscani – il lavoro avviato dai sindaci e la disponibilità della Regione stanno portando ad un risultato che da molto tempo i cittadini stanno aspettando. Lo svuotamento autunnale del lago è un inutile scempio ambientale e paesaggistico di cui il territorio farà a meno volentieri nel 2015 quando la pratica avrà sicuramente concluso il suo corso”
Corriere Alpi 05-09-2014
“Laminazione del lago – richiesto lo stop”.
Il Comune di Pieve ha chiesto ufficialmente alla Regione Veneto la revoca del provvedimento che prevede l’utilizzo del lago come invaso da utilizzare nel caso di piene del Piave.
MG Coletti, vicesindaco Pieve: “Ieri, dopo vari mesi di attesa, una delegazione di amministratori e tecnici bellunesi ha incontrato a Venezia l’ing Tiziano Pinato, dirigente della Regione, capo dei geni civili del Veneto e uomo di fiducia di Zaia al quale l’ing. Idraulico GM Susin ha presentato la relazione elaborata, dopo un lungo studio, per conto del Comune di Pieve, finalizzato a dimostrare l’inutilità della laminazione sul lago di Pieve di Cadore.” La delegazione bellunese era composta da MG Coletti, Diego Tabacchi (assessore), Cesare Lasen (Fond. Unesco), Walter De Cassan ( pres. Federalberghi) e Renato Paludetti (Consulta Ascom). Presenti anche il prof di idrodinamica Luigi D’Alpaos Università di Padova, l’ing. Francesco Bernardi (Enel), il segr. gen.le Autorità di Bacino Roberto Casarin.
Susin ha aperto l’incontro sulla revoca del provvedimento che prevede la possibilità di utilizzare la forma della laminazione del lago in caso di piene del Piave fino alla misura adi 17 metri. Una misura che, quando in atto, vanifica anche sotto l’aspetto estetico-ambientale gli sforzi che stanno facendo i Comuni rivieraschi per utilizzare il babino per fini turistici. La richiesta di revoca è stata appoggiata dal prof D’Alpaos che tempo fa aveva realizzato uno studio sull’invaso.
Preoccupazione dell’Enel: la sicurezza degli abitati a valle della diga.
Alla fine, da parte della Regione dell’Aut.Bacino, l’apertura e la promessa di arrivare alla modifica nel senso chiesto dalla delegazione bellunese del piano che prevede la regolamentazione dello svuotamento dell’invaso.
Pinato: “Per arrivare a questa modifica ci vorranno alcuni mesi perché sarà necessario far modificare dalla giunta e dal consiglio il piano di regolamentazione delle piene”.
Corriere Alpi 20-10-2013
Petizione M5S “Già 600 firme contro lo svuotamento”
Enel “Siamo vincolati a degli obblighi”
Marengon M5S: “Il lago è un’enorme risorsa turistica oggi vincolata da attività di prelievo idrico che ogni anno provocano ingenti perdite che il territorio subisce a causa del comportamento di Enel. I contratti di concessione devono essere rinegoziati in base alle nuove esigenze di sviluppo del territorio. Parte degli introiti di Enel devono essere destinati alla collettività, per il recupero, la messa in sicurezza del territorio e per lo sviluppo dello stesso».
Intanto, dopo il lancio della sottoscrizione, è arrivata anche una nota dell’ufficio stampa dell’Enel per fare il punto sul tema dei livelli dei bacini artificiali. «Questo tema», afferma Francesco Bernardi, responsabile dei bacini idroelettrici Enel produzione del Veneto, «è periodicamente oggetto di attenzione. E’ indubbio che i laghi rappresentano oggi un elemento di valore del paesaggio e un richiamo turistico: è la loro funzione ultima, ovvero dopo la produzione di energia da fonte rinnovabile». Già di per sè la dichiarazione di Bernardi è un passo avanti, perché il lago è stato sempre considerato dall’Enel alla stregua di un invaso da utilizzare come serbatoio.
Dopo aver ricordato che l’uso delle acque è disciplinato dalle convenzioni alle quali l’Azienda deve attenersi, Enel afferma «che questo lago non fa eccezione e quindi siamo vincolati a diversi obblighi, due in particolare: il prelievo da parte dei consorzi irrigui di valle e poi la laminazione, ovvero la limitazione di quota ai sensi delle norme di attuazione del Piano stralcio per la sicurezza idraulica del medio e basso Piave, approvato il 2 ottobre del 2009».
http://www.adbve.it/Documenti/00/piave2.htm
http://www.adbve.it/Documenti/piani/Piave/dpcm_21_9_07/piano_stralcio.html
Oggi il livello del lago è basso perché rispetta i vincoli imposti per trattenere in tutto o in parte la portata di piena in arrivo al suo interno, riducendo così l’impatto a valle.
Ma in occasione dell’incontro del luglio scorso, alla presenza dell’ingegnere Roberto Casarin (dell’Autorità di bacino), del professor Francesco Baruffi, di Barbara De Fanti (funzionaria regionale) e dei sindaci di Pieve di Cadore e di Borca, era stato stabilito che, con il nuovo piano regionale in vigore dal 2015, cesserà ogni attività di regolazione delle piene.
Inoltre, per il 2013 e il 2014, la Regione avrebbe modificato, sotto la sorveglianza dell’Università di Padova, l’attività di svaso. «A questo proposito», ha affermato il sindaco di Pieve, Maria Antonia Ciotti, «l’ingegner Susin sta consegnando anche l’ultimo documento, chiesto dalla Regione, per rispondere all’ultima “cavillosa” richiesta burocratica e chiudere la questione». (v.d.)
Bellunopress 17-08-2011
Lago Centro Cadore: il livello è sceso di 4 metri a ferragosto. Il sindaco De Carlo e il presidente dei pescatori Giacobbi denunciano la situazione del bacino in piena stagione turistica.
Quattro metri in meno sul livello consueto in questa stagione: ecco come si presenta da alcuni giorni il lago di Centro Cadore, nel pieno delle settimane del boom turistico per una delle zone più belle del comprensorio. La situazione, dovuta all’inspiegabile anticipo di 15 giorni della data di laminazione delle piene (normalmente fissata a fine mese), ha indotto il sindaco di Calalzo Luca De Carlo e il presidente del Bacino di pesca n° 4 Giuseppe Giacobbi ad intervenire in merito, chiedendo rispetto per chi vive di turismo e per chi, come i pescatori, opera nell’area di Lagole.
“Contrariamente agli anni scorsi – spiega Giacobbi -, stavolta l’abbassamento del lago è avvenuto già in piena stagione turistica, e questo è rovinoso per tutta l’economia che ruota attorno al bacino. Ci chiediamo il perché di questa operazione anticipata, tanto più inspiegabile per le forti piogge che sono avvenute negli ultimi giorni?.
”Se la pianura ha sete e sperpera la risorsa acqua con impianti di irrigazione vetusti, la montagna non deve morir di fame risparmiando per altri ” – tuona il sindaco De Carlo – “non vorremmo – aggiunge – che l’abbassamento della tensione da parte dei portatori di interesse abbia fatto credere a qualcuno che la montagna si è scordata del suo lago. Sono stato sollecitato dagli operatori di Lagole, dai commercianti che in questa estate si sono spesi molto per offrire servizi e dai pescatori che da sempre animano la zona, a chiedere pubblicamente spiegazioni per una situazione paradossale e dannosa.
Se l’acqua è un bene comune, e considerato il fatto che essa scende dalla montagna verso la pianura, non capisco perché gli unici che non ne beneficiano siamo noi. Alla luce delle mutate condizioni economiche del Cadore, è scandaloso che a Ferragosto e con tutte le piogge di questi giorni la nostra comunità non possa contare su un bacino strategico, sul quale abbiamo messo in piedi progetti importanti. Non ultimo quello della Ciclabile attorno al lago, per cui abbiamo chiesto un finanziamento dal Fondo Brancher grazie al Comune di Auronzo, che ha convenuto sull’importanza di quest’opera come volano per tutto il comprensorio: a maggior ragione ritrovarci con un livello dell’acqua sceso di 4 metri al 15 di agosto è una battuta d’arresto nella valorizzazione importante che stiamo portando avanti per il Centro Cadore”.
“Facciamo appello quindi a coloro che credono fortemente nella valenza turistica del lago – concludono De Carlo e Giacobbi – perché si uniscano in un fronte comune chiedendo rispetto per ciò che è stato sancito dal referendum, e cioè che l’acqua è un bene comune. Frase, questa, che non può essere usata solo come slogan prima di una consultazione popolare. E se è così, anche la montagna ha diritto ad utilizzare la propria risorsa primaria. Lagole è un sito meraviglioso: se si abbassa il lago in piena stagione turistica, si penalizza un intero territorio e la sua gente operosa che anche in un momento di difficoltà si sta rimboccando le maniche senza piangersi addosso. Per questo metteremo la questione sul tavolo dei “big” che in questi giorni saliranno a Calalzo. Una richiesta di supporto concreta come concreta è la gente di montagna”.
Corriere Alpi — 24-05-2010
«Preoccupati per il lago del Centro Cadore»
I fanghi che escono, mescolati all’acqua, dallo scarico della diga di Valle di Cadore, sono inerti e non pericolosi: lo assicurano i vertici dell’Enel. Ma cosa succederà quando si dovrà intervenire sul lago del Centro Cadore dove per cinquant’anni è entrato di tutto, dalle fabbriche e dai laboratori della zona?
E’ una domanda che si pongono i pescasportivi del bacino 4 che gestiscono anche le acque del bacino. «Sappiamo che hanno già appaltato lo sghiaiamento alla ditta Grigolin, notizie che si trovano in internet» spiegano Giacobbi e Campi, presidente e vice presidente del bacino di pesca «Centro Cadore». «Sono comprese due cave di ghiaia che lavoreranno per dieci anni almeno. E sfangheranno il fondale vicino alla diga per cinque anni come minimo. Useranno le stesse tecniche che vengono usate per il lago di Valle, buttando il fango nel Piave? Nessuno dice di saperne qualcosa: o noi siamo visionari o non ce la raccontano giusta. Comunque d’ora in poi tutti devono sapere che qualsiasi cosa abbiano in programma di fare, prima ci devono interpellare». E’ proprio questo il punto. Nel caso del lago di Valle «ci siamo sentiti soli nel combattere questa battaglia» aggiunge Giacobbi «è evidente che l’Enel rispetterà la norma di legge, peraltro a nostro avviso troppo onerosa da sostenere per il nostro fiume, mentre è nostra premura che in futuro tutti i portatori di interesse vengano presi in considerazione nella fase progettuale di questi interventi e non perchè se ne sono accorti all’ultimo da soli». La presa di posizione del bacino è anche nei confronti della Provincia: «Per l’assessore De Zolt la situazione
non è così grave come noi prospettiamo. Per lui c’è solo dell’acqua torbida. Forse non è a conoscenza che per dell’acqua torbida durata solo un giorno due anni fa, l’allevamento provinciale ha perso tutti gli avanotti di trota marmorata. Pensa forse che per il nostro fiume non succederà lo stesso?» «Per il sindaco di Valle i fanghi sono a posto. Non lo abbiamo mai messo in dubbio, ma il fango ruba posto all’ossigeno e i pesci respirandolo vanno in asfissia e muoiono».