Conferenza stampa Acquatona-Sappada 21 luglio 2018 – intervento Coordinamento Nazionale Tutela Fiumi, Free Rivers Italia
Situazioni analoghe a quella di Sappada continuano a verificarsi anche nelle altre regioni italiane, e il nostro Coordinamento le conosce bene.
Adesso è ora di dire BASTA! Basta “giocare” con il patrimonio naturale per economie che non esistono se non come COSMESI. I numeri parlano chiaro: 3000 chilometri di corsi d’acqua intubati per 2000 impianti mini idroelettrici attivi per coprire lo 0,2% dei consumi nazionali di energia.
E 2000 nuove domande in istruttoria per un analogo contributo.
Impossibile non impallidire davanti a questi dati che sono dati “reali” e non “interpretabili”.
Soprattutto appare evidente che si investono ingenti risorse pubbliche per istruttorie, commissioni, valutazioni, ricorsi in Tribunale e ovviamente INCENTIVI davanti a un mercato che non esiste se non a causa di una politica basata su una valutazione errata e soprattutto a causa un flusso economico (dovuto agli incentivi) che, di fatto, genera non tanto economie quanto diseconomie.
Se non bastasse, questa politica energetica ha messo ulteriormente in criticità i corsi d’acqua e il loro delicato ecosistema sempre più compromesso dai cambiamenti climatici e da sfruttamenti non solo idroelettrici: agricoltura e inquinamento in primis. Il nostro paesaggio subisce danni irreparabili e viene messo a rischio anche il mercato del turismo.
Dire basta non è sufficiente. Visto che in Italia e su questo settore cosiddetto “economico” dell’idroelettrico si sta mettendo in campo un modello scientifico di valutazione e autorizzazione a dir poco “schizofrenico”. Linee guida che alla fine non rispettano e anzi aggirano palesemente regole già chiare (Direttiva Acque) e permettono di autorizzare impianti anche dove non sarebbe permesso nemmeno iniziare un iter autorizzativo.
Su queste basi le Associazioni intendono presentare alla Commissione Europea un’integrazione al ricorso Pilot 6011/2014, integrazione che sarà durissima e supportata da evidenze e dati. I profili non saranno solo tecnici ma anche di danno erariale e di palese aggiramento (volontario, permetteteci di dire) di norme e regole che chiedono solo di essere rispettate. Da troppi anni.
Ad esempio l’Europa ha ribadito chiaramente che gli stati membri non devono dare di aiuti di Stato a impianti che non rispettano la Direttiva Quadro Acque, invece l’Italia continua a erogare aiuti di Stato ad impianti che non rispettano la Direttiva Quadro Acque.
Ben inteso che la “debolezza” per non dire la “sudditanza” di certi Enti sarà posta all’attenzione della Commissione Europea anche perché gli elementi per decidere bene ci sono tutti. A partire dal fatto che incentivare queste economie non aiuta né l’impresa (intendiamo quella vera e vocata a questo mercato e non soggetti che si inventano un impiantino per lucrare) né il Paese in termini di ritorno occupazionale. Non possiamo permetterci di continuare in questo modo assecondando questo sistema che peraltro mette a rischio paesaggi, ecosistemi, economie correlate come ad esempio il turismo e la pesca.
Da questi luoghi unici stupendi e minacciati, dalle sorgenti del Piave, assieme a tutte le Associazioni qui presenti e unite, il Coordinamento Nazionale ribadisce che la soluzione a questa emergenza che si è creata può essere solo questa: basta incentivi statali a questo tipo di impianti.
Il Coordinamento Nazionale assieme a tutte le associazioni qui presenti ribadisce inoltre la richiesta di incontrare urgentemente i Ministri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente.
Coordinamento Nazionale Tutela Fiumi, Free Rivers Italia