Gressoney St. Jean, 2 novembre 2015
OGGETTO: Prima pagina – Inchiesta idroelettrico
Gentile giornalista,
scrivo ricollegandomi al tema dell’idroelettrico, sollevato a Prima Pagina dalla sig.ra Lucia il 1° novembre, e alla Sua disponibilità a fare un’inchiesta sulla questione. Vorrei confermarLe che la questione è di grande rilevanza strategica per il nostro paese; è molto sentita a livello locale ma non riceve dai media nazionali l’attenzione necessaria.
Da sei anni sto seguendo il caso di una “centralina” idroelettrica da realizzare in Valle d’Aosta, a Gressoney-La-Trinité, nell’Alpe Cortlys-Sikken-Salzen. Il luogo interessato dal progetto è di estremo pregio ambientale e paesaggistico, là dove il torrente Lys nasce dal ghiacciaio (più in alto non si può…). Per un inquadramento della zona si veda lo studio dell’area realizzato dall’Università di Milano Bicocca: http://unibicocca.maps.arcgis.com/apps/MapTour/index.html?appid=44f3d8227b734024aa1b3db529e55312&webmap=72e0aca9906b4f8d8338d576b6ef7602
Questa battaglia mi ha permesso di approfondire la questione dell’idroelettrico e di giungere alle seguenti conclusioni:
Le rinnovabili e l’idroelettrico: rispetto alle altre rinnovabili, la produzione idroelettrica è quella dalla tecnologia più matura. Se gli incentivi dello Stato servono a sostenere la produzione di rinnovabili nella fase di “decollo” della tecnologia, non si comprende perché essi siano conservati per l’idroelettrico e tolti al fotovoltaico.
L’idroelettrico e l’idroelettrico alpino: l’incentivazione statale rende talmente conveniente la realizzazione di mini idroelettrico (˂1 Mw) che le centrali vengono realizzate ovunque: non solo utilizzando l’acqua degli acquedotti o dei canali in pianura, ma intubando ogni metro di torrenti in montagna, con gravi e irreparabili danni per l’ambiente, banalizzazione del paesaggio e conseguenze negative per l’attività turistica e agricola.
L’idroelettrico alpino e l’idroelettrico valdostano: la situazione è critica in tutte le regioni alpine, in Valle d’Aosta è drammatica. Le procedure per le concessioni e le autorizzazioni sono rapide e light, l’attenzione all’impatto ambientale superficiale, la pubblicità inesistente o ridotta ai minimi termini di legge, la partecipazione del pubblico osteggiata. Tutti fenomeni sono comuni, si dirà: essi però, in base all’esperienza di chi opera anche in altre regioni vicine, in Valle d’Aosta assumono proporzioni eccezionali e sconosciute altrove.
La Regione Valle d’Aosta ostenta un atteggiamento di impudente favore (qualcuno direbbe favoreggiamento) per le imprese idroelettriche.Cito soltanto il più recente esempio di favore: il problema dell’idroelettrico non è solo la realizzazione delle centrali, ma anche il controllo della loro gestione. Numerosi sono stati i casi di abuso nel prelievo di acqua, che lasciano del tutto a secco i torrenti, fenomeno su cui pure la magistratura ha indagato. Alcune centrali sono state sequestrate dalla magistratura. La regione è intervenuta alcuni giorni fa con la deliberazione n. 1436 del 9 ottobre u.s. che prevede la decadenza della concessione in caso di abuso. Occorre però che l’abuso sia reiterato, e riscontrato per ben quattro volte e comunque il concessionario può evitare la decadenza semplicemente presentando domanda di potenziamento della concessione, con un regime di particolare favore.
L’idroelettrico valdostano e la centrale di Cortlys: l’impianto di Cortlys è diventato il caso paradigmatico della questione idroelettrica in valle, ma è lungi dall’essere un caso isolato. La costruzione dell’impianto è già autorizzata, ma non ancora iniziata. L’autorizzazione è stata impugnata da Legambiente al Tribunale Superiore delle Acque. Oltre a Legambiente, in questi anni si sono attivati per Cortlys i cittadini, presentando una petizione al Consiglio Regionale, il FAI, che ha incluso l’Alpe tra le emergenze paesaggistiche, il CAI, con la Commissione Tutela Ambiente Montano, che l’ha inserito tra le 150 eccellenze e criticità della montagna italiana (si veda la scheda in http://www.cai-tam.it/150×150/054.pdf ), Mountain Wilderness, il Centro UNESCO di Torino, e varie associazioni locali. Con diverse attività si è favorita la conoscenza del luogo: tre concerti del Quartetto Lyskamm in quota, performance artistiche, passeggiate guidate da naturalisti e geologi, conferenze. Operano sul luogo, che è di straordinaria importanza scientifica, la Università Milano Bicocca, il CNR, la Società Metereologica italiana: tutti si sono pronunciati per la sua salvaguardia.
Le questioni valdostane non trovano spazio sulla stampa nazionale, che forse le trova marginali o irrilevanti. E l’isolamento può favorire le degenerazioni.
Spero sinceramente che troverà interessante l’idea di un’inchiesta sull’idroelettrico montano.
Le Faccio i miei complimenti per la Sua ottima conduzione di Prima Pagina.
Grazie per l’attenzione. Cordiali saluti,
prof. Roberta Aluffi Università di Torino